Ti senti solo? A Tokyo puoi prendere un caffè al bar con un peluche

A Tokyo, un ristorante offre compagnia particolare agli ospiti solitari, fornendo dei peluche ispirati ai Moomin

Mai più un caffè da soli (e non è una minaccia). In Giappone, al Moomin Café i clienti che non entrano in coppia o in gruppo, possono trovare un’immediata (quanto bizzarra) compagnia, suggerita dallo stesso locale. Per regalare un momento di surreale relax, i proprietari hanno pensato di prestare ai clienti solitari degli animali di pezza che, seduti accanto nel tavolo, forniscono a loro modo piacevole presenza. Lo stesso vale anche per un pasto più lungo, come un pranzo o una cena.

A Tokyo con un “moomin gigante”

Il ristorante ha destato la curiosità di tutto il mondo, proprio per la drastica soluzione di ridurre a zero la ristorazione solitaria, offrendo animali imbalsamati giganti. Ma è davvero una tecnica dagli effetti positivi, o potrebbe intimorire ulteriormente coloro che non riescono a trovare una compagnia o, peggio, non la desiderano affatto? Al momento comunque l’alto numero di frequentatori della struttura sembra aver dato ragione allo staff, nonostante gli amici di pezza non siano in grado di parlare o dare consigli su come trovare una vera relazione.

L’idea, la storia

La selezione di giocattoli fa parte del gruppo di personaggi dei famosi libri di Moomin dalla Finlandia e riprende più che altro la forma degli ippopotami ( ma non solo). Con l’arrivo dei social, per molti clienti questa è l’occasione speciale per farsi fotografare e postare la divertente immagine con la speranza che diventi il più virale possibile. Lo stesso cafè comunque sta iniziando a fare il “giro del mondo” e su e giù per l’Asia non mancano i luoghi dove si possono gustare cibi ispirati ai Moomin.

Dopo un’apertura a New York, si vocifera il suo arrivo anche nel Regno Unito confermando una tristissima verità. Al di là del lato ludico e della questione, in una società sempre connessa è diventato difficile costruire rapporti umani, veri o fugaci, e la solitudine è più una costante che una possibilità.

 

 

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Il viaggio da soli comincia leggendo

Recensione e mini analisi di “Come Viaggiare da Soli” di Francesca di Pietro

Erano mesi che dovevo scrivere questo post. Praticamente dalla data del video. Ho aspettato tanto non solo per gli impegni, ma perché già pensavo a questo Natale e ai regali da fare.

Così mi sembra perfetto raccontare cosa penso (non solo) del libro di Francesca Di Pietro: “Come viaggiare da soli” che sarà presentato di nuovo a Roma il 17 dicembre 2015 nel posto più emblematico ed ideale per tale evento: La Libreria del Viaggiatore di via del Pellegrino. Leggete qui perché se non la conoscete.

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Ero stato alla prima presentazione. Quella fatta un po’ di corsa in mezzo alla scorsa torrida estate da Fandango Libri. In cima al post vi è un piccolo sunto in un mio video racconto con gli interventi determinanti dell’amico giromondista Matteo Pennacchi (di Viaggi Giro del Mondo).

Non potevo mancare. Ho rimediato anche la dedica…

Fra tutte le persone che ho conosciuto in viaggio (ovviamente parliamo di quelli di lavoro) Francesca è sicuramente la più affascinante.

Sveglia, colta, bella, intelligente.

Una delle sue ultime avventure è stata la Transiberiana in solitaria. Capite come ci sia della stima. Tanta.

Il suo blog è seguitissimo, dai suoi profili social non si può fare a meno di prendere spunto per qualche discussione, approfondimento, perfino per una sana polemica.

Non a caso ho scelto questo articolo forte, critico, quasi di denuncia, appena dopo averlo visto condiviso per parlare del suo libro, e quindi anche di lei. Cosa che come tutti gli psicologi, detesta particolarmente.

Perché dal libro guida di Francesca ovviamente emerge anche una forma di autoanalisi. Per chi vuole leggere oltre la ricerca dei consigli (utilissimi) per viaggiare in solitudine.

Qui il titolo potrebbe in effetti cambiare. Da “come” a “perché”.

Perché le (ci) piace tanto viaggiare da soli?  

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Ecco qui, inserisco qualche estratto per le mie #paginefuggenti preferite.

“La certezza di assenza di futuro, il vivere giorno per giorno“. E ancora.

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Gran belle pagine. Non c’è che dire. Ebbene, io traduco tutto questo come, voglia di “libertà”. O addirittura “fuga” dal sistema sociale, in cui siamo stati gettati nel bene e nel male.

Da qui la differenza tra viaggiatori e turisti. Di cui spesso parlammo.

Chiaro, non è per forza una negazione o un rifiuto, ma è piuttosto una desiderio di perdersi, e ritrovarsi, e riperdersi. Cambiarsi. Cambiare.

Allora si capisce quanto sia difficile incontrare quella persona che sembra così impossibile da trovare per affrontare insieme una tale necessità.

Il viaggio, facile intuirlo, è vita. E la mia domanda a Francesca rimane perciò sempre questa:

Come si fa a voler viaggiare con gli altri dopo averlo fatto da soli? 

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Se vogliamo il diverso, possiamo accontentarci poi del conflitto che ne uscirà?  Limiteremo la fuga? Il cambiamento?

O meglio ancora: può la donna coraggiosa ed emancipata poi lamentarsi se non le viene riconosciuto un consolatorio stato privilegiato di chi compie il “settle down”?

Ora però stop. Comprate il libro. Regalatelo. E fate le domande direttamente a lei.

Buon Natale

 

 

Svezia da vivere: il paese che non ti aspetti

A caccia di astici

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Un’esperienza unica da vivere sulla costa occidentale della Svezia. Il safari dell’astice e dei crostacei. Prima la pesca in mezzo al mare e all’arcipelago svedese, quindi un pranzo delizioso nella boathouse.

Siamo andati di persona a provare l’emozione di un safari del tutto particolare. Quello dell’astice e dei crostacei. Partiti da Grönemad, a Grebbestad, sulla costa occidentale a circa un’ora e mezza da Goteborg, su un mare che sembra una tavola blu, ci siamo diretti di buon’ora verso i bordi frastagliati dell’arcipelago di Fjällbacka, nel Bohuslän.

A bordo della piccolo peschereccio di lucido legno dei gentilissimi fratelli Lars e Per Karlsson, ci siamo avventurati in una battuta di pesca paziente e meticolosa. Abbiamo personalmente issato le nasse sparse nel canale.

Informazioni pratiche di pesca

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L’apertura della pesca all’astice è avvenuta il 23 settembre. Noi abbiamo potuto godere di un clima eccezionale, fin troppo caldo, parola degli stessi svedesi. In pochi minuti eravamo già a pescare.

Abbiamo scoperto, grazie alle informazioni del nostro capitano pescatore, Per, che un astice può vivere fino a 80 anni, e che viene venduto circa 700 corone svedesi al mercato della zona (molto di più a Goteborg). Tra gli 80 e i 90 euro insomma.

Le femmine di astice (che qualcuno confonde con le aragoste) vengono rigettate in acqua, cosa regolarmente accaduta sotto i nostri occhi, per tutelarne la riproduzione. La femmina in questione era carica di uova.

Meno fortunati i maschi, che abbiamo raccolto e posizionato nelle ceste sul ponte. Insieme a grossi granchi (mentre quelli piccoli tornano in mare), che s’infilano nelle tradizionali trappole con l’esca per gli astici.

Ogni volta la nassa viene ripulita e ripreparata con le esche. E’ un lavoro di precisione e pazienza. Anche perché gli stessi astici vengono misurati e controllati. Nessuno qui può fare il furbo.

Incredibile la sicurezza del nostro ospite nel maneggiare i crostacei a mani nude. Io non avrei la stessa confidenza. Ci vuole poco a giocarsi un dito.

Un ottimo pranzo gustoso a base del nostro pescato sulla palafitta

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Il viaggio è comunque affascinante e incredibilmente rilassante. Dopo qualche ora facciamo rotta verso casa. Per un pranzo a base di crostacei.

Everts Sjöbod, la “casa barca” che poggia su palafitte sembra quasi galleggiare sullo scintillio del mare svedese. Dentro è come essere nella pancia della balena di Pinocchio.

Calda, accogliente, oscillante. E’ un piacere mangiare qui. Un pranzo a base di crostacei freschissimi e frutti di mare, cucina tipica del luogo, in un’atmosfera unica. Con vista sul mare appena solcato.

A fine settembre sarà anche possibile pernottare in due rimesse delle barche direttamente sul mare e rilassarsi in tinozze all’aperto piene di acqua calda!

Vorrei tanto fermarmi qui a godermi questo angolo di paradiso nordico, ma devo già ripartire. Il #SafariSvezia ha ancora tante sorprese da farci scoprire. Seguiteci.

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Sulle orme di Camilla Lackberg

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Siamo andati alla scoperta dell’ambientazione dei gialli di Camilla Läckberg nel suo paese d’origine: Fjällbacka. Natura incontaminata, pesce squisito, pace e silenzio. E qualche mistero…
Non solo astici e crostacei dunque, nel nostro splendido giro della Svezia Occidentale. Da Göteborg in macchina (un’ora e mezzo circa) si raggiunge la deliziosa Fjällbacka. Un paesino che sembra un piccolo presepe sul mare del nord.

Attorno a Fjällbacka si trova un arcipelago mozzafiato di isole di rocce di granito, perfetto gite in barca, escursioni in kayak di mare e safari ai frutti di mare. Da qui si raggiungono le isole più occidentali della Svezia e la riserva naturale Väderöarna.

Fjällbacka: nel paese del giallo

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Ma c’è un altro motivo che attira tanti curiosi viaggiatori amanti dei gialli in questo paesino. Proprio qui infatti si svolgono tutti i romanzi della scrittrice di gialli Camilla Läckberg. Fjällbacka è la sua città natale.

È qui che la Läckberg ha trascorso un’infanzia idilliaca tra le case di legno colorato, giocando su assolate scogliere e scrivendo avvincenti storie di crimine. Sembra strano pensare che un posto del genere sia teatro di storie oscure e investigative, tuttavia c’è un fascino di isolamento che non potrà sfuggire al visitatore più attento.

Esistono tour tematici sui luoghi dove si sono svolte molte delle scene della fiction (che stanno girando) o, molto più inebriante, andare a caccia dei luoghi dei libri girando da soli con una cartina e passeggiare nella zona di Backarna, dove vivono Erica Falck e Patrick Hedström, visitare la torre a Badholmen e continuare verso le gole di Kungsklyftan, rivivendo gli omicidi più efferati dei romanzi.

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Già raggiungere la cima di Vetteberget che sovrasta il paese e che offre una strabiliante panoramica dell’arcipelago, potrebbe risultare una piccola avventura…

È da poco uscito in italiano l’ultima opera, Il bambino segreto. Si tratta del quinto episodio della serie, un successo di oltre 12 milioni di copie nel mondo e 700.000 vendute in Italia. Dal primo romanzo La principessa di ghiaccio, vincitore in Francia del Grand Prix de Littérature Policière, sarà ora realizzato anche un film per il cinema.

Una cena indimenticabile

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La Läckberg non scrive solo romanzi polizieschi ma anche libri di cucina insieme al suo vecchio amico d’infanzia Christian Hellberg, capo chef presso l’ottimo ristorante di pesce Bryggan Fjällbacka che si affaccia sul mare. E dove ho avuto la fortuna di cenare.

Fuori il mare è una tavola lucida e luminosa, dentro l’atmosfera è accogliente e calda, i piatti sono ricercati e davvero indimenticabili.

Nel paese sono tutti vicini se non parenti, così dal ristorante ho bevuto un bicchiere nel pub accanto al ristorante per poi andare a dormire nell’affascinante Stora Hotellet Bryggan, la cornice ideale per comprendere questo percorso.

Ingrid Bergman sull’isola di Dannholmen

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Fjällbacka ha anche un legame importante con la mitica attrice svedese Ingrid Bergman, che dal 1958 trascorreva le proprie vacanze sull’isola di Dannholmen, definendolo “il mio posto sulla terra”. Dopo la sua morte, nel 1982, le sue ceneri sono state sparse nelle acque intorno all’isola e nella piazza del paese che, in suo onore è stata rinominata piazza Ingrid Bergman, si erge una statua in sua memoria, con una epitaffio inequivocabile: “As time goes by”.

CNN Travel ha di recente stilato una lista delle “ultime 10 grandi aree di natura incontaminata al mondo ” e la costa della Svezia Occidentale è al settimo posto della lista. Non è difficile capire perché godendosi un tramonto in questo posto.

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Stångehuvud: la Svezia che non ti aspetti

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Il mare svedese non lo immagini così. Rocce rosa e tramonti di fuoco. Siamo nella riserva naturale di Stångehuvud, a Lysekil. Nella Svezia Occidentale.

Qualcuno potrebbe pensare che la Svezia sia cromaticamente ricca di colori autunnali e comunque non campionessa di tramonti sul mare. Errore. Ho avuto la fortuna di affacciarmi sulla costa proprio in questa stagione, e guardate che spettacolo.

Come abbiamo già avuto modo di scoprire, avventurandoci sulla costa occidentale, nel Bohuslän, a poche ore da Göteborg, La Svezia nasconde gioielli rari e preziosi. Fra questi c’è sicuramente Lysekil.

La riserva naturale di Stångehuvud

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Un piccolo comune svedese di situato nella contea di Västra Götaland di cui è anche capoluogo. Il paese è semplice e pulito, ma alle sue spalle nasconde un vero angolo di paradiso selvatico. La riserva naturale di Stångehuvud.

Il mio blogtour #safarisvezia in solitaria, mi ha portato nell’albergo più suggestivo della zona: Strandflickorna, in una camera sul tetto con terrazzo, che ancora rimpiango. Già da qui si gode una panorama incredibile.

Incamminandosi verso nord, dopo una corta passeggiata fra rocce disposte come se fossero Moai, si arriva sulla parte settentrionale del fiordo Gullmarsfjord. Qui comincia la riserva.

Formazioni granitiche incredibili, a perdita d’occhio. Salendo sulle rocce, c’è anche un’insolita flora tipica del luogo e molti piccoli laghi che riflettono il cielo svedese.

Dall’altro lato il mare, e i tanti isolotti nello Stretto di Skagerrak che si sdraia sull’orizzonte, acceso dal sole caldo e bianco. Un silenzio ed una pace intorno da non voler più andar via.

Paesaggi e panorami incredibili

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Essendo infatti così “vicino di casa” di tale e tanto spettacolo. Me lo sono goduto al tramonto e poi al mattino dopo, con una variazioni di luci superlativa. Ogni minuto un raggio di sole diverso.

Rosso fuoco, giallo intenso, rosa, azzurro, lilla, indaco. Quindi di nuovo bianco, argento, oro, blu. Profili nitidi, ombre lunghe e ricamate. Un poesia di ricami naturali, contorni di roccia, pennellate di nuvole, dove perfino le fotografie, in quanto artifici umani, diventano vagamente oziose.

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Una notte romantica sul mare svedese tra Lysekil e Fiskebäckskil

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Una serata romantica da incorniciare. Sulla costa occidentale svedese, in battello da Lysekil a Fiskebäckskil, per poi fare una cena squisita a Gullmarsstrand, sul mare luminoso del grande Nord. Lysekil mi è rimasta nel cuore, lo ammetto. Non solo quindi le rocce rosa della riserva naturale di Stångehuvud in quel di Lysekil, ma anche per una fiabesca fuga notturna a Fiskebäckskil.

Prendere il battello in tutta la Scandinavia è una cosa normale, lo so bene. Più o meno come i vaporetti a Venezia. I “pendolari” vanno avanti indietro, da un isolotto ad un fiordo, leggendosi un libro o chiacchierando come in metro.

Ma per chi non è così abituato, il fascino e la meraviglio di quei minuti sospesi su panorami del genere, soprattutto alla sera, con il crepuscolo che resta a colorare l’orizzonte, diventa un’esperienza fatata.

Direzione Fiskebäckskil tra emozioni leopardiane

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Sono partito da Lysekil, direzione Fiskebäckskil, un minuscolo paesino di pescatori che sembra un piccolo plastico sul mare, mentre la notte scendeva placidamente silenziosa su tutto l’arcipelago.

Intorno a me le onde dolci di un mare blu che avvolge, e quasi protegge la solitudine del viaggiatore, con i suoi pensieri che scavalcano i confini del mondo geografico. La luce dei fari sullo zenit incorniciata dagli intensi colori del tramonto autunnale.

Il vero pericolo di certe emozioni leopardiane, quando sei completamento rapito dalla bellezza della natura, con una colonna sonora tutta tua, è che sbagli a scendere alla fermata giusta.

Per fortuna i gentilissimi marinai della nave, mi hanno ricordato che la mia meta era in effetti Gullmarsstrand, e mi hanno riportato a bordo per l’ultima tappa.

Gullmarsstrand

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Gullmarsstrand è in effetti molto più di un ristorante o un hotel. E’ un vero e proprio rifugio di lusso sospeso sulle acque. Luogo di contemplazione e di ristoro. Dell’anima.

Anche il fisico però ne giova molto, soprattutto se posizionato al tavolo più bello, ti godi una cena squisita a base di astice, frutti di mare, pesce del luogo e strepitoso dessert.

Lasciare questo posto non è stato facile e non è difficile intuirlo. E il freddo cominciava a salutare l’inverno alle porte. Per fortuna il battello è ben coperto, pronto per la stagione più lunga.

Il mio #SafariSvezia non termina qui, rimane Göteborg, con il suo fascino, tutta da scoprire. Restate in scia allora. Följ oss!

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Go to Göteborg

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A Göteborg si conclude il mio indimenticabile viaggio nella Svezia occidentale. Ho troppi ricordi ed una sola certezza, un consiglio per i nostri lettori: venite qui per il Natale, ma anche prima o dopo.
Göteborg è la seconda città più grande di Svezia, a Natale s’illumina come il resto del paese grazie a varie istallazioni, di cui molte ispirate al design contemporaneo svedese ed altre alla tradizione più antica. Ben 3 km lungo il “Viale della Luce” dal teatro dell’Opera al porto attraversando la città fino al grande parco di divertimento Liseberg con il suo famoso mercatino di Natale addobbato con milioni di luminarie.

In effetti io sono stato a Göteborg durante il mio #SafariSvezia, quindi durante il primo autunno, per la stagione della pesca di astici e frutti di mare. Ma posso immaginare il fascino di questa città di mare che ha una magia notturna del tutto particolare.

Un tappeto di luci

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Se c’è una cosa che mi ha colpito passeggiando di notte per i viali alberati e lungo i canali che rispecchiano la quiete del paesaggio, è stata proprio l’abitudine dei cittadini di illuminare in qualche modo la propria presenza dietro ad ogni finestra. Una candela, un abat-jour, un faretto. Alzando gli occhi non potrai fare a meno di scoprire la vita dentro gli austeri edifici della città svedese.

E’ come se Göteborg non volesse mai lasciarti del tutto da solo, o farti sentire “trascurato”. Del resto le grandi finestre senza tende o persiane sono tipiche del Nord Europa. Una volta una mia amica berlinese mi fece notare, mentre mi lamentavo da uomo del sud perché il sole veniva a risvegliarci al mattino senza un velo a proteggerci: “Prova a fare un inverno intero qui, poi vediamo se metti gli scuri..”.

All’avventura

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Tuttavia questa condivisione di luce e intimità, senza mai trascendere (notate bene) nel caos, è una delle cose che più amo delle terre nordiche. Il mio tour cittadino comunque è partito dal convulso First Hotel G, nella pancia della stazione centrale, uno degli hotel più grandi e moderni della città, con 300 camere ed il sontuoso Cristal Champagne Bar ispirato dallo zar Alessandro II.

Da una posizione così “ombelico” non resta che avventurarsi a piedi per le vie del centro. C’è il Food Market, quello dei fiori, la Fish Church (Feskekyrkan, la curiosissima “chiesa del pesce”) e le vecchie vie di Haga, il quartiere più antico, ora crocevia dello shopping.

Ovviamente Göteborg é ricchissima di grandi spazi al coperto, tra centri commerciali, mercati e dehors riscaldati per affrontare al calduccio l’inverno. Nel quartiere vecchio le bancarelle di natale vendono oggetti fatti in casa e prodotti locali.

Giro navale

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Dal canale centrale fuori il Market Hall si può prendere una delle tante chiatte che fanno fare un giro navale della città. Solo così scoprirete la totalità di Göteborg, facendo attenzione ad abbassare bene la testa sotto qualche ponte.

L’effetto più sorprendente è quando la si rialza all’ultimo passaggio. Prima di entrare nel grande porto (il primo porto marittimo della regione scandinava) che si spalanca sulla costa.

E’ tutto così gigantesco che le enormi navi accanto alle gru sembrano piccole. Il ventre del cantiere navale sull’acqua fa davvero effetto. Si riesce quasi a capire come si dovrebbe procedere per rimorchiare la nostra tragica Concordia.

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L’area di Lilla Bommen (punto di partenza per numerose crociere) è dominata dalla Goteborg-Utkiken, egocentrico edificio moderno rosso e bianco, opera dell’architetto Ralph Erskine, meglio noto tra gli abitanti, come il grande rossetto.

Proprio ai suoi piedi, è ancorata la Barken Viking, un veliero in acciaio a quattro alberi costruito nel 1906 da Burmeister & Wain. Il contrasto connessione tra classico e moderno è perfetto , come in tutta la città.

Tornato a terra, in serata ho cenato nell’elegante ristorante Hos Pelle. Intimo e ricercato. Un pasto di alta qualità. Cucina svedese tradizionale con un tocco moderno ed internazionale, utilizzando prodotti di stagione. Chef Pelle Danielsson, verrà al vostro tavolo per sincerarsi che sia tutto di vostro gradimento.

Al mattino successivo sono tornato al porto. Per fare una gita a Röda Sten e visitare il Röda Sten Modern Art Museum. Il piccolo tragitto merita per rivedere Göteborg dal mare.

Ma soprattutto perché si arriva proprio sotto il ponte Alvsborg, un piccolo e verde golden gate, tutto svedese, davvero suggestivo.

L’intera zona è di una pace e di una tranquillità che è facile comprendere come jogging, yoga e meditazione s’intreccino volentieri da queste parti. In un silenzio conturbante.

Fra le opere esposte al Röda Sten Konst Hall, devo essere franco (non essendo un amante di Biennali), mi ha colpito soprattutto l’ironica collezione di facce di Nabil Boutros, che ci lascia intuire quanto sia spontaneo (anche e soprattutto nell’ansia antiterrorismo islamico) essere traditi dalle apparenze.

Tradizioni natalizie

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In ogni caso eccomi arrivato alla fine di questo splendido viaggio. Spero di avervi fatto scoprire una Svezia meno conosciuta e proprio per questo più affascinante. Non mi resta però che ricordare come proprio qui ora il mercatino di Natale di Liseberg. Il più grande della Scandinavia, oltre alle celebrazioni di Santa Lucia che rappresentano una delle tradizioni più antiche della Svezia.

Il 13 dicembre di ogni anno la Svezia festeggia Santa Lucia con canti, candele, luci e i tipici dolci allo zafferano “lussebullar”. L’incoronazione di Santa Lucia di Göteborg ha luogo il 6 dicembre ore 18 sulla piazza Götaplatsen a cui seguiranno concerti presso Vasakyrkan il 12 (ore 18.30) e il 13 (ore 18.30 e il 20.30). Concerti sono previsti in diverse altre chiese della città. Si possono anche vedere Santa Lucia e il suo corteo nel centro commerciale Nordstan il 24 novembre e il 1 dicembre alle ore 12.

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Testo e foto © By RondoneR

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